Con Metal Gear Solid V: The Phantom Pain il famoso ed apprezzato designer Hideo Kojima porta a compimento la sua opera magna. Abbiamo aspettato tanto, anni e anni, per mettere le mani sul più grande capitolo della serie MGS. Sarà stata vera gloria? Scopriamolo analizzandone luci e ombre...
"Al netto di qualche mancanza trascurabile, MGS V: The Phantom Pain si dimostra un titolo perfettamente in grado di soddisfare vecchi e nuovi giocatori."
Quello di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è un mondo crudo, spietato, malsano. Racchiude in un videogioco estremamente longevo tutto ciò che i fan della serie amano, ingrandendone ed esaltandone il contesto paramilitare sotto molti aspetti.
L'incipit narrativo si serve della solita maestria di Kojima per mostrare senza filtri la dura storia di Big Boss, apprezzatissimo protagonista dei capitoli per PSP nonché del prologo Ground Zeroes, e non a caso ricava da quest'ultimo il prologo che fa da punto di partenza per la più complessa ed intricata trama di The Phantom Pain.
Quello di MGS V è un gameplay fondamentalmente inedito per la serie: conserva le caratteristiche stealth più tradizionali della serie riproponendole in un contesto che può davvero definirsi free-roaming. Seppur quasi completamente desertica, la mappa di gioco è forse una delle più grandi mai viste in un gioco open-world, così immensa da risultare nella sua ricchezza di main e side quest addirittura dispersiva ai fini della trama.
Tra le novità di questo capitolo, tuttavia, risalta in particolar modo l'aggiunta della Mother Base. Trattasi in verità di una feature già presente nel capitolo Peace Walker ma qui in larga parte rivista e ampliata: in breve, svolge quello che possiamo definire un ruolo gestionale all'interno del gioco e riesce nell'arduo compito di impreziosire un titolo già molto ricco.
La produzione non avrebbe grandi carenze se non fossero presenti delle ingloriose scelte di design nella seconda metà di gioco e alcune imperfezioni dell'IA, aspetti che in ogni caso non compromettono un titolo comunque all'altezza delle aspettative.